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Fave e Favismo

FaveFavismo

Fave e Favismo

Le fave appartengono alla famiglia delle leguminose, il nome botanico è Viciafaba.

Le fave fresche, con il loro quasi l’84% di acqua, sono un alimento a bassissimo contenuto calorico, circa 40 kcal per 100 gr, rispetto ad altri legumi (ad esempio fagioli freschi con 291 kcal, piselli con 52 kcal e ceci secchi che ne apportano 316) e sono oltretutto un ottimo alleato per la salute.

Contengono circa 5 g di fibra pari ad 1/6 di quanto se ne dovrebbe assumere al giorno, utile per aumentare il senso di sazietà e ridurre il colesterolo. Sono un’ottima fonte di ferro e potassio e discreta fonte proteica. Le fave sono anche un’eccellente fonte di vitamina C, 33mg/100g, più della metà di quanto raccomandato giornalmente per un individuo adulto, a patto che si consumino crude.

Purtroppo questo prezioso alimento deve essere completamente assente dalla dieta di numerosi individui affetti dalla malattia nota come favismo, un difetto congenito ed ereditario dell’enzima glucosio 6-fosfato deidrogenasi (G6PD), un enzima fondamentale per la sopravvivenza e la funzionalità dei globuli rossi.

 

La mancanza di G6PD può provocare una “rottura” dei globuli rossi e la conseguente fuoriuscita della emoglobina che si disperde nel sangue.

 

In questo modo viene provocato uno stato di anemia e viene meno la capacità del sangue di trasportare l’ossigeno nei vari distretti corporei. Le conseguenze per la salute possono essere ovviamente molto gravi.

La carenza di G6PD è di origine genetica ed è diffusa in alcune popolazioni; in Italia è molto diffusa in alcune zone della Sardegna, fino al 30 % delle persone ne è colpita. In generale i maschi sono più colpiti delle femmine ed i bambini sono più sensibili degli adulti.

 

Quali sostanze scatenano il favismo?

Anche se i livelli fisiologici di G6PD sono bassi generalmente sono compatibili con condizioni di vita normale. I problemi sorgono quando le persone “carenti” assumono delle sostanze in grado di “inibire” l’attività della poca G6PD presente e quindi provocare la malattia di cui è stato fatto cenno.

I problemi avvengono quando queste persone non sono consapevoli del loro difetto genetico e mangiano le fave, che contengono quantità elevate di due sostanze chimiche, Divicina e Convicina.

Sin dall’antichità si sa che il consumo di fave è in grado di scatenare la malattia che prende appunto il nome di “favismo”. Solo in tempi relativamente recenti si è scoperto che la Divicina e la Convicina (le cui proprietà sono quelle di agenti ossidativi potenti), presenti naturalmente nelle fave, sono in grado di inibire l’attività della G6PD. Nei soggetti normali la G6PD presente nei globuli rossi li difende efficacemente dall’ “attacco ossidativo”. Se invece la G6PD è carente i globuli rossi vengono distrutti: si ha cioè un’anemia acuta, in una parola il favismo.

Si è anche visto che alcuni farmaci come i sulfamidici, alcuni antimalarici e il blu di metilene hanno la capacità di inibire l’azione della G6PD. La maggioranza delle persone ha un livello di G6PD sufficientemente elevato e non risente in modo significativo dell’assunzione di inibitori assunti con una abbondante mangiata di fave e/o dei farmaci usati a scopo terapeutico.

 

Cosa fare per prevenire e curare il favismo?

La carenza di G6PD può essere accertata con esami clinici di laboratorio. Purtroppo però al momento non si conoscono terapie in grado di innalzare i livelli dell’enzima nelle persone in cui l’enzima è carente.

La misura di profilassi più efficace è quella di evitare alle persone “carenti” l’esposizione agli inibitori della G6PD presenti nelle fave e anche ai farmaci di cui abbiamo parlato.

È ovviamente molto importante che negli esercizi commerciali e nella ristorazione collettiva sia segnalata in modo adeguato la presenza di fave.

 

Dott.ssa Maria De Marinis