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Coronavirus e stile di vita

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coronavirus e stile di vita

La salute è come il denaro, non abbiamo mai una vera idea
del suo valore fino a quando la perdiamo.

Josh Billings

L’epidemia da Coronavirus ha messo in luce le contraddizioni di una società “anziana”. Vivere una vita lunga è bella solo se si sta bene fino alla fine, capaci di continuare a fare le cose che più ci piacciono in salute fino alla fine.

Nell’emergenza Coronavirus, dal mondo della ricerca giunge la sollecitazione a considerare il problema “pandemia” in maniera più organica e generale. Un invito ad interrogarci sulla sostenibilità del nostro stile di vita e delle nostre abitudini che rischiano di minare seriamente la nostra salute.

Quale insegnamento possiamo trarre da questa epidemia?

Credo che la lezione che il COVID-19 ci stia dando sia che non è sufficiente allungare l’aspettativa di vita e arrivare a 90 anni, se non ci si arriva anche in salute.

Una vita lunga, se di scarsa qualità, diventa un supplizio. Eppure, stando ai dati statistici, la vita media delle persone continua ad allungarsi ma non altrettanto la qualità.

Molti, troppi anziani vivono a lungo ma sono ammalati, fragili e sofferenti per anni se non decadi.

Vivere a lungo ma con una scarsa qualità è un problema sociale perché è una situazione che amplifica non solo la sofferenza a livello individuale ma anche i costi socio economici.

Il nostro modo di vivere risulta essere profondamente contraddittorio: da un lato vogliamo una vita lunga e bella, dall’altro non siamo capaci di prenderci cura del fattore fondamentale per renderla tale, la salute.

Basta un coronavirus qualsiasi a mandare in fumo decenni di progressi della nostra medicina più avanzata e spazzare via centinaia di migliaia di persone?

Ormai sono diversi decenni che si parla di prevenzione ma lo stile di vita tipico del mondo occidentale è la causa primaria delle malattie che ci colpiscono quando invecchiamo.

La maggior parte delle persone decedute di Covid-19 avevano in comune 2 o più malattie croniche tipiche dei nostri tempi: ipertensione, diabete, precedenti infarto o ictus, cancro, malattie neurodegenerative; tutte malattie che colpiscono più spesso la popolazione over 50 e che incidono in maniera più forte sulla qualità della nostra esistenza.

Investire troppe aspettative nelle cure è un errore. È chiaro che la medicina offre cure sempre più sofisticate che tengono i malati in vita e anche che ne riducono la sofferenza ma ciò non sempre è in grado di restituire la qualità della vita che la persona desidera. Quello dipende da noi.

Dobbiamo essere noi in prima persona a tutelare la nostra salute e non aspettarci che sia una cura a ridarci la salute.

Nessuno prima di questa emergenza sanitaria si sentiva malato solo per il fatto di avere la pressione alta: andava dal medico che gli prescriveva il farmaco per l’ipertensione, prendeva il farmaco a vita e non ci pensava più.

Se invece si trattava di glicemia alta il medico prescriveva la metformina e se dopo alcuni anni proprio diventava diabete, veniva sostituito con l’insulina continuando la solita alimentazione, MA comprando i biscotti integrali al posto di quelli con farina bianca, mettendo il dolcificante sintetico nel caffè e mangiando le caramelle, ma quelle “senza zucchero” MA comodamente sdraiati sul divano del salotto e fumando le solite sigarette!

E lo zio Armando che ha avuto un infarto? Il medico gli dice di smettere di fumare e di mangiare pochi grassi, niente fritti, prende un farmaco per la pressione alta, le statine per il colesterolo, gli anticoagulanti; è sempre pieno di lividi estesi, ma va tutto bene, tigelle, affettati e tortellini non sono fritti… continua a mangiarli!

Da quando prende tutti questi farmaci la zia dice che è diventato impotente, ma suvvia sarà l’età!

L’obesità è una malattia, lo sappiamo, e molti la risolvono con la chirurgia bariatrica. Calano di botto diverse decine di kg, sono felici e non ci pensano più. Salvo poi dover prendere integratori a vita perché hanno tolto un pezzo di intestino che produceva e assorbiva vitamine vitali.

In sostanza queste sono solo “pezze” peggiori del buco: il farmaco serve per spegnere la spia della macchina che mi sta segnalando che c’è qualcosa che non va. Se non elimino le cause di accensione della spia prima o poi il sistema ci mollerà da un’altra parte e mi serviranno altri farmaci. Poi dovrò prendere farmaci che mi tolgano gli effetti collaterali degli altri farmaci.

Quante persone oltre i 60 anni vivono senza assumere farmaci? Pochissime, gli altri hanno spento la spia senza aggiustare il guasto.

Pressione, colesterolo alto, obesità da soli non sono malattie, sono solo FATTORI DI RISCHIO (spie accese) che ci stanno dicendo che stiamo conducendo uno stile di vita che non va bene per la nostra salute e se continuiamo così ci ammaleremo seriamente.

Eppure, tutti i programmi di promozione e prevenzione della salute promossi dal Ministero della Salute (prevenzione, COVID-19, come seguire stili di vita corretti) ci dicono che basterebbe cambiare alimentazione, moderare il consumo di alcool, smettere di fumare, controllare il peso e fare attività fisica regolare per ridurre questi fattori di rischio e rinforzare il sistema immunitario. In questo articolo ho già parlato dell’importanza del potenziamento del sistema immunitario con il cibo al fine sia di prevenire il contagio che di migliorare il decorso della malattia infettiva.

Ma è più forte di noi, in questa vita che corre veloce non c’è tempo per scegliere in modo consapevole il nostro cibo, per cucinare, per riflettere, per ascoltare il nostro corpo. Con le pillole si fa prima: massimo risultato (forse) con il minimo sforzo.

Forse il messaggio del Coronavirus è proprio questo: “prendi pure i farmaci e non ci pensare più, se ti va bene arriverai fino a 100 anni, probabilmente non sarai autosufficiente…ma tanto ci sono le badanti, ma basterà un virus sconosciuto come me per far venire tutti i nodi al pettine”.

La qualità dell’invecchiamento dipende principalmente dalla qualità delle scelte che la persona ha fatto nel corso della vita. Riflettiamoci.

 

Dott.ssa Maria De Marinis
Biologo nutrizionista